Fabio Giannino

Fabio Giannino, finalista 2015

“Mi chiamo Fabio Giannino, ho 41 anni, sono sposato da 11 anni e sono padre di due bambine di 8 e 5 anni. Sono un geologo libero professionista, ed in particolare mi occupo geofisica applicata per l’esplorazione del sottosuolo in ambito ingegneristico. Tra ottobre 2005 e febbraio 2010, per ragioni di lavoro, ho vissuto in Africa, Medio Oriente e Nord Europa, ed attualmente lavoro sia in Italia che all’estero e risiedo in Sicilia, a Messina. A causa di una forma farmaco-resistente della malattia di Crohn, all’inizio del mese di marzo 2013, sono stato ricoverato d’urgenza in conseguenza di una severa riacutizzazione. Durante il ricovero la mia condizione è andata progressivamente peggiorando fino al verificarsi della perforazione spontanea del colon che, fortunatamente, è avvenuta durante il mio ricovero; il personale medico è intervenuto tempestivamente sulla perforazione stessa, ed è stata quindi confezionata una ileostomia di protezione mantenendo il colon in sede. Ho trascorso tutto il mese di marzo 2013 in ospedale, e le mie condizioni erano palesemente precarie: non deambulavo, non mi nutrivo spontaneamente ed ho perso circa 30 chili di peso nel breve volgere di poche settimane. Sono stato costretto all’uso di un pannolone per molti mesi successivi, in quanto incapace di contenere gli effluenti fisiologici. Di quel periodo ho solo ricordi parziali e molte vicende che mi hanno riguardato, con il loro carico di gravità che mi ha mantenuto “in bilico” per molto tempo, mi sono state riferite a posteriori. Lentamente, sono riuscito a riconquistare una condizione fisica sufficiente per poter prendere un volo aereo che mi ha condotto presso l’Istituto clinico Humanitas, di Milano, a fine maggio 2013. Dopo un primo ricovero per l’effettuazione di accertamenti clinici, è stato deciso che, a causa del completo deterioramento delle condizioni del colon, si rendeva necessaria la totale asportazione dello stesso. Sono stato nuovamente ricoverato alla fine del mese di giugno (20 giugno), il 21 giugno è stata praticata la colectomia totale, ed il 27 giugno 2013 sono stato dimesso dalla clinica dopo un pesantissimo intervento ed il confezionamento di una ileostomia. Il 4 luglio 2013 sono ritornato a Messina, mia città d’origine e di residenza.

Dall’intervento chirurgico demolitivo, le mie condizioni di salute sono progressivamente e velocemente migliorate, nonostante i mesi precedenti avessero messo a dura prova sia il fisico che la mente. Tra la fine di luglio e gli inizi di agosto 2013, ho ripreso a fare attività fisica leggera (passeggiate a passo svelto), ed alla fine di agosto ho ripreso a lavorare ed ad andare in mountain bike, che rappresenta una passione da molti anni e che avevo dovuto ovviamente sospendere.

A Settembre ho ripreso tutte le mie attività in maniere completa con una rinnovata energia dovuta sia ad una ritrovata forma fisica ma anche ad una nuova freschezza mentale conseguente alla consapevolezza di aver affrontato, nell’unica maniera possibile, un grave problema che mi affliggeva in maniera più o meno evidente da molti anni. Durante l’anno 2014 ho sostenuto un ritmo di vita familiare, sociale e professionale, che non ha precedenti nella mia vicenda personale: dal 1 gennaio al 31 dicembre ho effettuato 42 voli aerei (inclusi voli Nazionali, Internazionale, intercontinentali) ed ho trascorso 82 giorni fuori da casa per ragioni di lavoro, visitando molti Paesi in Estremo-Oriente, Medio-Oriente, Nord Europa oltre che svariate località italiane. L’attività sportiva si è intensificata; e anche grazie al supporto della psicoterapia, sono riuscito a ritrovare un nuovo equilibrio nella più semplice quotidianità. Nello stesso anno (a settembre) ho pubblicato un mio libro che, sebbene sia di nessun interesse per chi non si occupi di geofisica applicata, ha rappresentato un motivo di grande consapevolezza per me stesso e di orgoglio (credo) per i miei familiari. In tutto ciò, la presenza dell’ileostomia non ha mai rappresentato un ostacolo per me: fortunatamente non sono mai stato in condizione di dovermi chiedere se abbia accettato o meno questa “curiosa appendice”, in quanto questo aspetto psicologico è per me insignificante se paragonato alle sofferenze che per molto tempo sono stato costretto a fronteggiare. Malgrado ciò, negli anni trascorsi da stomizzato (due ormai), ho verificato che vi sono molte persone meno fortunate di me, che non hanno lo stesso rapporto di serena accettazione rispetto alla presenza della sacca e di ciò che ne consegue in termini di qualità della vita, del lavoro, degli affetti e quant’altro possa avere una forma di interferenza con essa. Ho partecipato ad alcuni eventi organizzati da Carlo Fodale, stomaterapista di Messina in pensione che svolge magistralmente attività su base volontaria anche in qualità di Presidente dell’Associazione Incontinenti e Stomizzati Siciliani (ASIS); e qui ho potuto constatare che la condizione di stomizzato può assumere conformazioni differenti ed avere risvolti variegati a seconda dell’età, sesso, professione, stato di salute dei portatori di stomia, nonché della ragione medica per la quale la stomia è stata confezionata. Molte persone non riescono ad instaurare un rapporto di accettazione della stomia per fatti quali vergogna, timidezza, o timore del giudizio altrui. Sembra verosimile ma, molto spesso, più che il reale stato di salute dopo l’intervento chirurgico, abbia più importanza cosa pensano le persone che ci circondano o meglio “cosa noi stomizzati pensiamo che gli altri possano pensare di noi”. Credo che nel “metabolismo” di fatti così drammatici i familiari e le persone più vicine allo stomizzato, giochino un ruolo di fondamentale importanza sia durante che dopo le fasi più critiche. In tal senso, mi piace considerare me stesso estremamente fortunato per il semplice fatto che i miei familiari ed amici hanno sempre mostrato di essere presenti ma senza l’intralcio pratico di una inutile oppressività nei confronti di me stesso e delle mie attività quotidiane: mia moglie e le mie figlie, in particolar modo, hanno rappresentato un faro nei momenti più bui, facendo in modo che io riprendessi la mia indipendenza come uomo e come professionista, ma anche il mio ruolo di padre e marito nel contesto familiare. Di recente, sono stato invitato in qualità di relatore ad una conferenza che si è tenuta a Messina dal titolo “Stomizzati oggi: luci ed ombre”, anch’essa organizzata dal signor Carlo Fodale. Qui mi è stato chiesto di illustrare la mia storia nella speranza di poter essere di supporto ad altri che come me sono portatori di stomia ma che gestiscono gli aspetti pratici di questa condizione con più difficoltà di quanto non faccia io. Inoltre, sono stato invitato a prender parte ad una trasmissione televisiva su una rete locale (RTP, Radio Televisione Peloritana), durante la quale sono state illustrate le varie stomie dal punto di vista del chirurgo, dell’enterostomista e del paziente. Oggi, più che mai, mi sento una persona molto fortunata perché ho ritrovata un buono stato di salute che mi consente di svolgere in condizioni di assoluta ordinarietà la mia vita professionale (lavoro in ufficio, in cantiere anche in condizioni di climi estremi quali deserti, partecipo a conferenze, viaggio molto), quella sociale, familiare, sportiva (pratico mountain bike regolarmente percorrendo circa 500/600 Km al mese di percorsi misti impegnativi, a seconda degli impegni lavorativi): considero la presenza della sacca come una parte del mio corpo e la tratto come tale. Sono certo che la presenza di presidi sempre più avanzati, confortevoli e di semplice impiego, la consapevolezza delle implicazioni pratiche circa la vita dello stomizzato, e una sempre crescente informazione relativa alla nostra condizione, possano essere alcune delle chiavi di lettura per un livellamento verso l’alto della qualità della vita delle persone portatrici di stomia. Alla fine di una giornata molto impegnativa, durante le ore più spensierate trascorse a giocare con le mie figlie o a discutere con mia moglie, durante un concerto, percorrendo una faticosissima salita in bicicletta, a bordo di un volo aereo verso il mio ennesimo viaggio, ed in molte altre occasioni che caratterizzano la mia giornata, non posso fare a meno di pensare a quando stavo su un letto di ospedale, in stato di “dormi-veglia”, con un pannolone, ed in preda a dolori fisici insopportabili: in quei momenti sognavo molto spesso di fare lunghe passeggiate all’aria aperte. Ora lo posso fare e ne sono felice".

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