La vincitrice assoluta della prima edizione italiana del Great Comebacks Awards è una signora napoletana, Elisabetta Accurso.
La malattia che la colpisce è ereditaria e devasta quasi tutta la sua famiglia d’origine: madre, sorella e fratello.
A Elisabetta tocca nel 1990 e il suo primo pensiero, racconta, quando le viene comunicata la diagnosi, è quello di buttarsi giù dalla finestra dell’ospedale. Poi, però, pensa ai suoi figli, tre bambini piccoli, e si fa forza. Rimanda continuamente l’intervento chirurgico finché, dopo cinque anni, non si può più aspettare. Le assicurano che andrà tutto bene e che verrà dimessa dopo appena 15 giorni. Ma le cose vanno diversamente. L'intervento è difficile, sorgono complicazioni, il giorno dopo deve essere operata di nuovo perché rischia di morire. E quando si risveglia è una persona stomizzata. Ma almeno è viva.
La vita, al principio, non è molto bella. Elisabetta è disperata, senza forze, deve accudire i bambini, ma anche accudire se stessa, con tutto quel che comporta. Per fortuna vengono in suo aiuto dei volontari di un’associazione di Miano, vicino Napoli. La aiutano a cucinare e a badare ai bambini. E poi viene indirizzata a uno stomaterapista, Ciro D.R., Ciro le cambia il tipo di medicazione e allevia le sue sofferenze.
"Ma - scrive Elisabetta - un giorno successe una cosa molto bella che contribuì molto a cambiare le cose; un mio cugino che viveva in serie difficoltà mi portò la sua bambina, Luisa, che aveva circa 6 mesi, chiedendomi di prendermi cura di lei... Luisa fu per me una spinta verso la vita e le mie sofferenze passarono in secondo piano...". Elisabetta ne chiede l'affido e si occupa di questa bambina. Ritrova l'energia e il coraggio, volontà di vivere.
Qualche anno più tardi, il fratello di Elisabetta muore e lei prende anche il figlio di lui, Marcellino, togliendolo dal collegio in cui soffriva molto. Così, questa donna esce man mano dal tunnel della propria sofferenza grazie all'impegno per crescere questi altri due bambini, oltre ai suoi tre. "Io che ho sperimentato sulla mia pelle la sofferenza, attraverso la solidarietà ho trovato in me stessa la forza di essere a mia volta solidale...". E conclude "L'amore, questa sì che è una malattia contagiosa: magari scoppiasse un'epidemia!".