Sono un giovane atleta judoka di 25, amante della vita, caratterizzata da giornate intense trascorse tra lavoro, palestra ed amici. Come ogni anno mi sono recato dal medico della palestra per ottenere il certificato di idoneità all'attività fisica; avendomi trovato troppo pallido, mi ha prescritto alcuni esami. Iniziati i controlli, mi viene riscontrata una forte anemia, tale da richiedere ricovero ospedaliero per trovarne la causa. Vengo così a scoprire che all'interno del mio intestino ci sono troppi polipi. Ritorno al passato, quando, ormai troppo tardi, a mio padre fu diagnosticata la Poliposi Diffusa Familiare. Ora sono io a vivere in prima persona la sua stessa situazione. Entro così a contatto con medici molto preparati, che mi informano, in modo chiaro e diretto, che dovrò affrontare un intervento di stomia: mi asporteranno il colon. Tuttavia, si tratterà di una soluzione temporanea. Lascio l'ospedale fiducioso, ancora più motivato a riprendere la mia vita da sportivo. Dentro di me è diventato sempre più profondo l'amore per il Judo, disciplina giapponese che prevede anche esercizi di automiglioramento ed autodisciplina. Ho così superato il disagio fisico, con grande forza interiore e il confronto con gli amici, che mi hanno reso consapevole dell'importanza di condividere le difficoltà che la malattia ti porta e superarli. Passano gli anni: la mia vita procede con esperienze importanti sia personali che sportive; vinco gare prestigiose a livello regionale e mi dedico con passione a perfezionarmi per l'insegnamento del judo. Durante tale periodo mi sono dovuto sottoporre spesso ai controlli e mi sono stati asportati altri polipi, per evitare di affrontare un'altra operazione. Ma durante una visita, il medico mi comunica di non poter più procedere con questa pratica e che devo affrontare l'intervento che porterà al confezionamento di una stomia definitiva. Mi preparo con fiducia e un po' di timore, nonostante questa soluzione mi fosse già stata prospettata. Sapevo a cosa andavo incontro: anche mio padre aveva affrontato questo tipo di intervento. Arriva il giorno fatidico ed io esco dalla sala operatoria ancora inconsapevole di come sarebbe cambiata la mia vita. Pensare di vivere con una ileostomia mi ha gettato in un vortice di emozioni diverse. Non è stato facile accettare la nuova condizione, ma per fortuna ho avuto accanto mia madre, che ha sottolineato come la stomia mi avesse ridato la vita, cosa che era accaduta troppo tardi per mio padre. È stato soprattutto nel momento in cui sono tornato in palestra che ho capito quali cambiamenti l'ileostomia avrebbe comportato, quali limiti avrei dovuto affrontare; ma grazie all'aiuto del mio maestro, ho iniziato gradualmente ad adattare i movimenti del judo al mio corpo. Ho abbandonato l'attività agonistica per dedicarmi totalmente all'insegnamento. Anche la mia alimentazione è cambiata, dovendo preferire certi alimenti piuttosto che altri; ho iniziato anche a riprendere peso rapidamente dopo l'intervento. In seguito all'ultimo intervento ho chiesto l'invalidità, che mi è stata riconosciuta al 75% con una piccola pensione: ho smesso di lavorare e mi sono dedicato totalmente all'insegnamento del judo. Il mio obiettivo non è tanto trasmettere conoscenze tecniche, ma condividere la mia esperienza con la malattia come sportivo, per aiutare tutti coloro che affrontano la mia stessa situazione. Decido di trasferirmi dal mio paese, Alfonsine, a Forlì, per creare una mia associazione sportiva di judo con la collaborazione di nuovi amici che ho incontrato e che condividono con me la passione sportiva e sociale. Nonostante il mio entusiasmo e la passione nelle nuove iniziative, iniziano a tormentarmi numerosi calcoli al rene sinistro. Vengo ricoverato varie volte in ospedale, ma alla fine, purtroppo, il rene smette di funzionare: mi devo operare. Conosco così un bravo medico che mi trasmette l'importanza di un'alimentazione corretta, in quanto i calcoli formati nel mio rene erano derivati dal cibo: solo un cambio di dieta può salvare il mio unico rene. Divento così consapevole dei miei sbagli alimentari e grazie ai suoi consigli mi sento meglio e perdo i miei chili in eccesso senza sforzo. Nasce in me il desiderio di cercare qualche associazione di persone stomizzate nella mia zona, per condividere con loro la mia esperienza. Conosco così l'A.F.O.S., composta da persone che come me vivono con la stomia, anche se la mia ileostomia è piuttosto rara. A causa di un episodio di irritazione conosco Giovanna Tani, la nostra stomaterapista che mi propone un cambio di placche, più adatte alle mie esigenze. Grazie al suo intervento la mia pelle è notevolmente migliorata e mi sono sentito protetto e rassicurato in caso di eventuali futuri problemi. Divento parte integrante del gruppo e conosco la realtà ospedaliera, ciò mi permette di condividere in modo attivo la mia esperienza nelle iniziative proposte dall'A.F.O.S.
Ammetto che l'esordio della malattia per me, a 25 anni, mi ha portato oggi, dopo 28 anni, a dimostrare che è possibile vivere una vita completa e serena anche se si vive con una ileostomia, come me. È con tale proposito che diventa per me importante divulgare la giusta consapevolezza di vivere la malattia anche come opportunità, non solo come disagio, attraverso la piena ed intensa presenza nello sport e in ogni ambiente in cui mi trovo a vivere.